Femminismo Patriarcale? L’ennesimo tentativo di delegittimare le battaglie delle donne

Non so se ci avete fatto caso anche voi, ma, negli ultimi tempi, stiamo assistendo all’ennesimo attacco al femminismo, con l’introduzione del concetto di “femminismo patriarcale”.

Questo termine, intrinsecamente contraddittorio, tenta di delegittimare il femminismo dipingendolo come un movimento che, anziché liberare le donne, le costringerebbe a conformarsi al sistema patriarcale. Si insinua che le donne che lottano per l’uguaglianza lo facciano cercando di imitare gli uomini e rinunciando alla loro femminilità.

Femminismo Patriarcale: Un tentativo di sabotaggio

Coloro che parlano di “femminismo patriarcale” sostengono che il movimento delle donne, anziché essere liberatorio, promuova modelli di successo femminile che replicano schemi di potere maschili, rafforzando così il patriarcato. Questa visione sembra voler minare il vero significato del femminismo, riducendo le conquiste delle donne a una semplice imitazione dei modelli maschili di successo.

Cui prodest?

Quando si parla di “femminismo patriarcale”, è importante chiedersi: chi trae vantaggio da questa narrazione? A chi giova delegittimare il femminismo?

Criticare una donna perché ha scelto una carriera in settori finora appannaggio esclusivo degli uomini non fa che perpetuare l’idea di ruoli fissi e immutabili per uomini e donne. Questo tipo di giudizio mina l’autonomia individuale e rafforza quelle disuguaglianze che il femminismo, invece, combatte da decenni.

Il cuore del femminismo: Libertà di scegliere

Giova ribadire quanto dovrebbe essere assodato: Il femminismo non ha mai preteso che le donne diventassero come gli uomini, ma ha lottato per garantire gli stessi diritti e le stesse possibilità alle donne. Il femminismo ha lottato e lotta per garantire ad ogni donna la libertà di scegliere chi essere e cosa fare, senza limitazioni imposte da rigide aspettative di genere.

La costruzione sociale dei ruoli di genere

L’idea che la donna sia in qualche modo diminuita rispetto all’uomo e che alcune attività o caratteristiche siano intrinsecamente maschili o femminili è una costruzione sociale profondamente radicata, ma profondamente erronea.

Per secoli, la società ha imposto rigide categorie per stabilire cosa uomini e donne potessero o non potessero fare e le donne, in particolare, ne hanno fatto maggiormente le spese, confinate in ruoli legati alla cura della famiglia, con la scusa che fossero naturalmente più adatte a queste mansioni, mentre agli uomini venivano riservati settori come la scienza, la tecnologia, la politica, gli affari.

Ma queste divisioni non sono basate su differenze innate, bensì su giustificazioni arbitrarie create dagli uomini per mantenere lo status quo e limitare le opportunità delle donne.

E, nonostante i progressi compiuti dal movimento femminista, molte di queste barriere, purtroppo, esistono ancora oggi.

Settori maschili: Barriere costruite dagli uomini

Penso che sia importante fare chiarezza su questo punto: quando si parla di settori tradizionalmente maschili, non si fa riferimento a una divisione naturale dei talenti e delle competenze, ma a un fenomeno storicamente costruito e perpetuato dagli uomini.

Per secoli, siamo state volutamente escluse da questi ambiti con la giustificazione che settori come la scienza, la politica, l’ingegneria, la legge o la finanza non fossero adatti alle donne. E non solo!

Persino ambiti creativi come l’arte e la letteratura sono stati preclusi alle donne, e ancora oggi le opere di scrittrici, pittrici e scultrici sono spesso considerate di serie B.

E vogliamo parlare della lotta per il diritto di voto, ottenuto solo dopo grandi sacrifici?

Questi esempi storici dimostrano come l’esclusione delle donne sia stata attivamente costruita e giustificata da norme patriarcali, piuttosto che da una reale mancanza di capacità.

Donne che hanno rotto le barriere di genere

Ma la storia, fortunatamente, è piena di esempi di donne che hanno sfidato queste barriere, dimostrando che non esistono settori maschili. Pensiamo a:

  • Marie Curie – La scienziata pioniera nel campo della fisica e della chimica, vincitrice di due Premi Nobel, ha aperto la strada alle donne nella ricerca scientifica.
  • Amelia Earhart – La prima donna a volare in solitaria attraverso l’Atlantico, ha infranto le barriere nell’aviazione.
  • Samantha Cristoforetti – Prima donna italiana nello spazio, ha dimostrato che le donne possono eccellere anche nell’astronautica, un campo di altissima specializzazione scientifica.
  • Eileen Collins – Prima donna comandante di una missione spaziale della NASA, ha fatto storia in un settore dominato dagli uomini.
  • Rita Levi-Montalcini – Neurologa e Premio Nobel per la medicina nel 1986, ha cambiato la storia della scienza con le sue scoperte rivoluzionarie.
  • Fabiola Gianotti – Prima donna a dirigere il CERN, ha guidato importanti scoperte nel campo della fisica delle particelle, inclusa la scoperta del bosone di Higgs.
  • Margherita Hack – Prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste, pioniera nel campo dell’astronomia.
  • Nilde Iotti – Prima donna Presidente della Camera dei Deputati in Italia, ha infranto barriere nella politica italiana.
  • Tina Anselmi – Prima donna a ricoprire l’incarico di ministro nella Repubblica Italiana, ha dimostrato leadership e determinazione, rompendo barriere politiche in un’epoca di forti pregiudizi di genere.

Queste donne non hanno cercato di imitare gli uomini, né hanno rinunciato alla loro femminilità, qualunque cosa questo voglia dire. Hanno semplicemente rivendicato il diritto di essere chi volevano, abbattendo barriere che avrebbero impedito loro di raggiungere il loro pieno potenziale.

Femminilità: una costruzione plurale e libera

E, forse, il nocciolo della questione sta proprio in quella parola: femminilità.

Perché un’altra idea distorta spesso promossa è che femminilità significhi solo una cosa, quando, in realtà, la femminilità non è un concetto fisso o universale, ma una costruzione complessa e unica per ogni donna.

Non esiste un modo “giusto” o “sbagliato” di essere donna. Alcune amano la moda, altre no; alcune trovano soddisfazione nei mestieri domestici, altre no; alcune desiderano solo avere dei figli, altre hanno anche ambizioni professionali.

Inoltre, l’idea che la femminilità debba essere associata a tratti come fragilità, emotività o una certa forma di gentilezza è sbagliata, oltre che limitante. Ci sono donne che incarnano forza, assertività e coraggio, e non per questo sono meno donne.

Il punto centrale è che nessuna di queste cose rende una donna più o meno femminile. La femminilità può essere vissuta e interpretata in tanti modi quanti sono le donne nel mondo.

Rompere gli stereotipi di genere

Il concetto stesso di femminilità, alla fine, viene usato come strumento di controllo, suggerendo che una “vera donna” dovrebbe comportarsi in un certo modo, parlare in un certo modo, ridere in un certo modo, vestire in un certo modo, volere certe cose, sentire in un certo modo.

Ma queste sono aspettative imposte dalla società, mentre il femminismo ci insegna che ogni donna ha il diritto di definire la propria femminilità e che non c’è un modello fisso a cui conformarsi.

Il femminismo e la libertà di definire sé stesse

La vera lotta del femminismo va oltre l’uguaglianza economica e politica, per rivendicare la libertà di ogni donna di vivere la propria identità femminile nel modo più autentico.

Non stiamo cercando di entrare in spazi tradizionalmente maschili rinunciando alla nostra femminilità, ma stiamo rivendicando il diritto di essere donne nei modi che scegliamo, senza che la società ci imponga delle etichette. Non è il trucco, un vestito o la delicatezza che fanno di noi delle donne: la vera femminilità è la libertà di esprimere noi stesse come meglio crediamo.

Rivendicare spazi da sempre negati

Le donne che oggi si affermano in settori tradizionalmente dominati dagli uomini non stanno cercando di sovvertire ruoli prestabiliti per il gusto di farlo, ma stanno rivendicando quegli spazi che per troppo tempo sono stati loro negati. Storicamente, molte professioni e posizioni di potere sono state riservate esclusivamente agli uomini, attraverso leggi, norme e pregiudizi sociali.

Qui, non si tratta di voler “diventare come gli uomini”, ma di recuperare diritti e opportunità che ci sono state sottratte.

Le donne che scelgono di entrare in campi come la scienza, la tecnologia o la leadership non stanno rinunciando a nulla di ciò che le rende uniche: stanno semplicemente superando barriere costruite da un sistema che ha escluso metà della popolazione dalla piena partecipazione alla vita economica, politica e sociale.

Questo atto di rivendicazione non è solo una questione di giustizia storica, ma rappresenta anche un arricchimento per tutti. Più voci diverse accedono a ruoli decisionali e creativi, più il mondo del lavoro, della cultura e della politica si arricchisce di prospettive nuove e innovative. Ogni donna che sfida queste barriere contribuisce a ridefinire il concetto stesso di leadership, potere e successo, dimostrando che non esiste un solo modo di eccellere.

La parità non è uniformità

L’uguaglianza di genere non significa che uomini e donne debbano diventare identici o aspirare agli stessi obiettivi, ovviamente. La vera parità non si raggiunge attraverso l’uniformità, ma attraverso il riconoscimento e il rispetto delle scelte individuali, senza pregiudizi legati al genere.

Ogni donna ha il diritto di seguire il proprio percorso, sia che scelga una carriera in un settore finora considerato maschile sia che decida di perseguire altri obiettivi e altre passioni.

Rompere con le vecchie divisioni di genere non significa rinunciare a sé stesse, ma piuttosto ampliare le possibilità di espressione e di realizzazione personale. Non si tratta di aderire a un modello maschile o femminile, ma di costruire un mondo in cui ogni persona possa scegliere liberamente chi essere e cosa fare, senza essere limitata da aspettative e ruoli predefiniti.

Non stiamo abbandonando nulla e non stiamo rinunciando a niente, stiamo semplicemente reclamando quello che ci è stato loro negato per troppo tempo: La libertà di decidere il nostro destino e contribuire in modo pieno e attivo alla società.

E in questo, non esiste una sola strada, ma infinite possibilità di successo e realizzazione.

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